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Affiche du document Pumping Arnold. Il mito e il corpo di Schwarzenegger

Pumping Arnold. Il mito e il corpo di Schwarzenegger

Fabrizio Patriarca

5h07min30

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410 pages. Temps de lecture estimé 5h07min.
Gold’s Gym, Venice Beach, California: in una palestra scabra ed essenziale comincia, alla fine degli anni Sessanta, la leggenda di Arnold Schwarzenegger. Ma è poi giusto chiamarla leggenda? I fenomeni assoluti di ogni sport si sono spesso affermati nonostante le loro caratteristiche fisiche, nonostante i limiti psicologici o caratteriali, Arnold invece si è sempre candidato alla propria grandezza. Lo ha fatto nel bodybuilding, nel cinema e nella politica: al centro di un’avventura umana senza uguali c’è sempre e solo, però, il suo corpo. Un corpo capace di trionfare su ogni mezzo espressivo che abbia provato a ingabbiarlo, ma anche di raccontare qualcosa di più profondo e oscuro del Sogno Americano. Con “Pumping Arnold” Fabrizio Patriarca ci invita a gettare uno sguardo affilato e provocatorio sul periodo di assoluto splendore di Schwarzenegger, tra le vittorie a Mr Olympia e i blockbuster di Hollywood, le foto californiane per «Playboy» e quelle newyorkesi di Robert Mapplethorpe e Andy Warhol, i successi nel bodybuilding e gli incassi milionari di “Conan il barbaro” e “Terminator”: tutto assorbito dal dilemma tra l’umano e l’artificiale di cui Arnold è ancora oggi il segno indiscusso, la citazione continua. Schwarzenegger, figura dominante di una controversa mitologia del corpo maschile che tra sport e cinema ha segnato il nostro immaginario e non smette di affascinare e perturbare.Fabrizio Patriarca è nato a Roma e vive in Liguria. Ha pubblicato due saggi, 'Leopardi e l’invenzione della moda' (Gaffi, 2008, premio Cardarelli per l’Opera prima di critica letteraria) e 'Seminario Montale' (Gaffi, 2011), tre romanzi, 'Qualcosa abbiamo fatto' (Gaffi, 2012), 'Tokyo transit' (66thand2nd, 2016), 'L’amore per nessuno' (minimum fax, 2019), e un libro di viaggi, 'Tropicario italiano' (66thand2nd, 2020). Ha fondato l’agenzia Editing at large (editingatlarge.it).
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Affiche du document Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile

Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile

Daniele Manusia

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Zlatan Ibrahimović è stato molte cose. Un predestinato, un talento unico ma impossibile da inserire in squadra, un alieno, un estraneo. Il giocatore che vinceva campionati e coppe nazionali ovunque andasse ma che non arrivava mai in finale di Champions League e non convinceva tutti. Dopo il grande rifiuto di Pep Guardiola, che lo ha espulso dal sistema del Barcellona in cui Ibrahimović aveva tentato di integrarsi, ha avuto inizio la seconda parte della sua carriera. Quando ha smesso di provare a piacere a ogni costo per essere sé stesso fino in fondo. A cominciare dalla notte del 14 novembre 2012, in cui è diventato l’unico calciatore a segnare quattro gol alla Nazionale inglese davanti al pubblico che più lo aveva criticato. E il quarto gol, una rovesciata impossibile, è entrato nella storia del calcio come uno dei più difficili e belli. Con il primo trasferimento al Milan, passando poi per Parigi, Manchester e Los Angeles prima di tornare di nuovo in rossonero, lo Zlatan maturo ha ribaltato la prospettiva. È riuscito a compiere un’impresa che pareva impossibile: adattare la realtà al suo talento e alla sua fantasia. Ma anche lui si è adattato agli anni che passavano, mostrandosi via via più disponibile verso i compagni e offrendo un esempio di professionalità e concentrazione, dentro e fuori dal campo. Sempre con uno stile che è solo suo, è arrivato a quarant’anni e chissà… la sua storia non è ancora finita. Daniele Manusia dipinge un ritratto a tutto tondo di un campione irripetibile che ha sconfitto anche il tempo.Daniele Manusia è nato a Roma nel 1981. Ha fondato e dirige L’Ultimo Uomo, rivista digitale dedicata allo sport e alla sua narrazione. Ha pubblicato 'Cantona. Come è diventato leggenda' (add editore, 2013) e 'Daniele De Rossi o dell’amore reciproco' (66thand2nd, 2020).
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Affiche du document Italia-Francia, l'ultima notte felice

Italia-Francia, l'ultima notte felice

Stefano Piri

5h42min00

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456 pages. Temps de lecture estimé 5h42min.
Cosa vuol dire che una partita di calcio è entrata nella storia? Quali tracce permanenti lascia davvero nella memoria qualcosa di così transitorio come un evento sportivo? Il risultato? Un coro da stadio senza parole? Lo sguardo febbrile di un terzino poco conosciuto che fissa il portiere avversario prima di tirare il rigore più importante del mondo? Zinédine Zidane piegato in avanti con la testa che aderisce al petto di Marco Materazzi, le due silhouette che si uniscono per un attimo come in una scultura? Stefano Piri racconta la finale del Mondiale 2006, Italia-Francia, come lo snodo dove si incrociano e si risolvono alcune delle narrazioni più potenti del calcio degli anni Zero. Quella paradossale di Zidane, ritornato in Nazionale dopo essersi ritirato perché voleva essere ricordato come un eroe. Quella emblematica e per certi versi religiosa della Nazionale italiana, che con la vittoria cancellò in un attimo i peccati di Calciopoli e di un movimento in realtà già in crisi da anni. Ma non saremmo onesti se ci limitassimo a canticchiare ancora una volta po-po-po-po-po-po-po senza riconoscere che quel trionfo del 9 luglio 2006 – con i caroselli per strada e la grande festa al Circo Massimo – è l’ultima notte felice d’Italia, il momento più luminoso di una stella che in realtà, al punto di origine, si era già spenta. Perché di una partita entrata nella storia come la finale di Berlino vale la pena raccontare quello che tutti ricordiamo, ma anche quello che abbiamo preferito dimenticare.Stefano Piri è nato a Genova nel 1984. Scrittore e giornalista, è redattore di Esquire e ha collaborato con L’Ultimo Uomo e altre testate.Nel 2020 ha pubblicato con 66thand2nd 'Roberto Baggio. Avevo solo un pensiero'.
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Affiche du document Andres Iniesta, come una danza

Andres Iniesta, come una danza

Gianni Montieri

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Al Barcellona e nella Nazionale di calcio spagnola, Andrés Iniesta, centrocampista d'eccellenza, ha sempre ballato una danza tutta sua, fatta di intuizioni, scatti rapidi, improvvise frenate. Ha tenuto il pallone tra i piedi mai un secondo più del necessario, ha visto lo spazio dove passarlo quando nessun altro neppure lo immaginava. Ha sublimato le idee dei suoi allenatori, a cominciare da Pep Guardiola, e ha reso ancora più grandi i suoi compagni, Xavi e Messi in testa. Ha sentito gli avversari prima che gli arrivassero addosso, ha fatto sparire la palla e l’ha fatta ricomparire quando occorreva. L’ha spostata con la sua croqueta da un piede all’altro più veloce di un fulmine. Lo hanno chiamato «l’illusionista», non per caso. Iniesta ha vinto tutto quello che un calciatore può vincere e lo ha vinto sempre da protagonista, col Barça e con la Spagna. Andrés è anche l’uomo dei Mondiali del 2010, il suo gol nel secondo tempo supplementare ha regalato alle Furie Rosse il titolo tanto agognato. E quando ha capito di non poter più rendere al massimo ha convocato una conferenza stampa e ha detto, tra le lacrime e con semplicità, che sarebbe andato via dal suo mitico Barcellona. Anche per questa grazia nell’addio, Andrés Iniesta è stato un calciatore sublime e indimenticabile, uno dei più forti centrocampisti di sempre.Gianni Montieri scrive per Doppiozero, minima&moralia, Huffpost e Il Manifesto, tra le altre. Prova a incrociare la letteratura con lo sport per L’ultimo uomo, Rivista Undici e Il Napolista. Il suo libro di poesia più recente è Le cose imperfette (Liberaria). A ottobre 2021 è uscito Andrés Iniesta, come una danza (66thand2nd). È coordinatore artistico del Festival dei Matti. Vive a Venezia.
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Affiche du document La Résilience par le sport

La Résilience par le sport

Hubert Ripoll

1h08min15

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  • Livre lcp
91 pages. Temps de lecture estimé 1h08min.
Pourquoi certaines personnes handicapées se dressent pour atteindre des étoiles alors que d’autres, valides, ne peuvent seulement imaginer qu’elles existent ? Comment et par quels processus les sportifs handicapés sont-ils capables d’accomplir de telles performances et, pour certains, des exploits qui défient les imaginaires les plus osés ? Qu’est-ce qui les pousse à transcender leurs blessures afin de devenir des « héros » ? Leur accomplissement est-il l’expression de leur résilience ? Et si la capacité de résilience résulte de la rencontre d’une personnalité et de son environnement affectif et social, comment ces facteurs interagissent-ils au cours de l’histoire d’un individu ? Hubert Ripoll répond à ces questions en allant à la rencontre de vingt-quatre champions français. Ce livre ne s’attache pas seulement à comprendre les modalités de la résilience par le sport ; il nous parle aussi de nous, et de la façon dont ces êtres d’exception peuvent nous aider à nous surpasser au quotidien. Hubert Ripoll est spécialiste en neurosciences et psychologue. Il a présidé la Société française de psychologie du sport et a créé le premier laboratoire français de psychologie cognitive appliquée au sport. Il a travaillé auprès de nombreux champions olympiques et champions du monde. Il mène depuis dix ans des enquêtes pour comprendre la psychologie des sportifs, des artistes, des scientifiques et des inventeurs. Ses ouvrages, salués par le milieu sportif, constituent une source d’enseignements pour le plus grand nombre. 
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Affiche du document Sporting Heroes of Essex and East London 1960-2000

Sporting Heroes of Essex and East London 1960-2000

Phil Stevens

5h03min45

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405 pages. Temps de lecture estimé 5h4min.
Footballer Bobby Moore and cricketer Graham Gooch are two of the truly outstanding sporting figures of the post-war period. They attained the very heights of sporting glory during the golden years of their playing days in the latter half of the twentieth century, Moore captaining England to World Cup victory at Wembley in 1966, and Gooch scoring century after century against the West Indies. Despite their international success, they proudly shared the same working-class East London/Essex background and always remained loyal to their roots. This book takes a unique look at the lives and characters of these two sporting heroes, comparing and contrasting the development of their careers within a rapidly changing social context, as well as their individual approaches to their retirement years. It traces the history of football and cricket in East London and Essex, a hotbed of local sport that has produced many world-class sports stars, from 1960 to 2000. It is also the story of thousands of local football and cricket enthusiasts in the area who have helped to make the sporting culture of East London/Essex so rich and distinctive. Anecdotes and interesting stories from individuals and clubs abound, including the great Graham Gooch, who agreed to be interviewed for the book and provides fascinating insights into modern sport. With a perceptive foreword by football legend Tony Cottee, this book captures the heart of cricket and football as well as the heart of East End and Essex culture and is a must all sports lovers.
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